I tre fratelli Lombardi, Nicola, Francesco ed Antonio. 

Tre fratelli padulesi caduti in battaglia per l’onore dell’Italia.

Erano umili contadini e come tanti, non sono più tornati nella loro terra.

Potrebbe sembrare la storia del film “Salvate il soldato Ryan”; la vicenda cinematografica raccontata da Steven Spielberg e basata su un episodio vero, ma questa, è molto più commovente e dolorosa.

Erano figli di Giuseppe e Maria Rosa Vessichelli. Avevano un altro fratello sotto le Armi di nome Rocco (classe 1891). Erano nati rispettivamente, il 12 settembre 1892 (Nicola), l’11 aprile 1883 (Francesco) ed il 18 novembre 1885 (Antonio). Erano grandi di età e dalle notizie rinvenute dagli archivi, erano sposati con prole.

Nicola iniziò a svolgere il servizio di leva il 2 gennaio 1914, poche settimane dopo il congedo del fratello Rocco. Si trovò al fronte della Grande Guerra a combattere con il 12° Reggimento Fanteria dal 12 novembre 1915 e purtroppo il 7 agosto 1916 morì per le ferite riportate in battaglia a Podgora,in un ospedale da campo. Aveva 24 anni e fu sepolto al Sacrario di Oslavia.

Francesco, era il fratello più grande ed il 25 ottobre 1915 a seguito del Decreto per la mobilitazione di massa fu arruolato e giunse in territorio di guerra il 6 novembre 1915 con il 140° Reggimento Fanteria.10 anni prima, tra il 1904 ed il 1906 aveva prestato servizio militare per ben due anni e poi posto in congedo illimitato.Francesco morì in un ospedale da campo a 34 anni il 2 giugno 1917 per le ferite riportate in battaglia nel combattimento a quota 241.

Antonio, il secondo fratello, il 24 febbraio 1916 fu chiamato a combattere al fronte e dopo qualche giorno di addestramento, il 10 marzo raggiunse il territorio di guerra con il 12° Reggimento Bersaglieri. Il 4 novembre 1916 morì nel campo n.77 per le ferite riportate in battaglia in un ospedale da campo ed è sepolto al Sacrario di Redipuglia.

Nella triste storia di questi tre ragazzi che a raccontare oggi sembrano aver vissuto in un tempo lontano dal nostro, ci sono sentimenti così profondi che colpiscono ogni animo umano di ogni tempo. Questa storia non è unica, seppur atroce e crudele, nel corso della “Grande Guerra” ha interessato 304 famiglie italiane. Perdere un figlio deve essere qualcosa di indescrivibile ma perderne tre è umanamente inaccettabile.

Oggi per noi questa memoria rappresenta una pagina importante di chi siamo. Il loro sacrificio possa non esser vano nella mente delle generazioni future ma essere ricordato sempre affinché nessuno più paghi un tributo di morte a quell’orco insaziabile che è la guerra.

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