La sfortuna di Giovanni Marmorale è straordinariamente unica; una sola settimana di servizio, non aveva commesso nessun crimine ma ha vissuto dieci mesi di internamento dove è morto di tubercolosi perché nessuno doveva curarlo.
Un’ignobile tortura!
PER NON DIMENTICARE! Soldato Giovanni Marmorale
Giovanni nacque a Paduli l’11 ottobre del 1924 ed era figlio di Sabatino e Luisa Marmorale. Non sapeva leggere e scrivere e faceva il contadino. Il 30 agosto del 1943 fu chiamato alle armi ed assegnato al 18° Reggimento Fanteria.
Con l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, 810.000 soldati Italiani vennero catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nazista. Il 9 settembre, Giovanni fu catturato dai Tedeschi ed internato in un lager.
I tedeschi chiamavano i nostri connazionali italienische Militär-Internierte – Internati Militari Italiani “IMI”. Non li qualificarono come “Prigionieri di guerra” per sottrarli al controllo e all’assistenza degli organi previsti dalla convenzione di Ginevra del 1929 e perché Hitler aveva deciso per loro un “castigo esemplare” per il fatto di essere venuti meno al patto d’alleanza.
Fu la più grave disfatta politica e militare subita dall’Italia. Ufficiali, sottufficiali, soldati, medici, cappellani militari, chiusi nei carri ferroviari e trasferiti nei campi della Polonia e della Germania a languire di inedia o a lavorare come schiavi nelle miniere e nelle fabbriche di guerra.
Più di quarantamila morirono di fame o di tubercolosi, per sevizie ed esecuzioni sommarie o sotto i bombardamenti.
Finita la guerra, su questa immane tragedia calò il silenzio.
I soldati italiani internati nei lager si rifiutarono di combattere e di collaborare con i tedeschi e con i fascisti.
Questo “NO” volontario e consapevole determinò l’internamento e per molti di loro la morte.
Il 30 giugno 1965 a Giovanni è stata conferita la croce al merito di guerra per internamento in Germania.